CANTATORE DOMENICO

 

Domenico Cantatore (Ruvo di Puglia, 16 marzo 1906 – Parigi, 22 maggio 1998) è stato un importante pittore e illustratore italiano. Dalla Puglia, nel 1922 si trasferisce a Roma dove osserva con attenzione i dipinti di Raffaello e Tiziano e nel 1924 alla “mitica” Milano dove inizia a dipingere e a frequentare il suo amico e critico tarantino Carrieri e il gruppo di artisti legati a Sarfatti. Nel 1929, tiene la sua prima personale alla Galleria Milano e conosce Carlo Carrà il quale ha su di lui una profonda influenza. Grazie all’aiuto di un amico, nel 1932 si trasferisce a Parigi. Nella maturazione artistica resta fondamentale il diretto contatto con l’opera dei grandi impressionisti Rousseau, Cézanne, di Matisse, Manet, Renoir e poi di Modigliani e di Picasso da allora essenziali punti di riferimento per tutta la sua vita artistica. Nel 1933 Edoardo Persico visti i suoi disegni, gli chiede di allestire una mostra a Brera e nel 1934 espone alla Galleria del Milione. Sono soprattutto i disegni e le puntesecche del periodo parigino a dargli coscienza dei propri mezzi e ad attirare sull’opera di Domenico Cantatore, l’attenzione di critici e letterati. Il suo interesse per l’Europa, l’anti novecentismo e una concezione di solitudine e drammaticità della vita lo rendono particolarmente interessante agli occhi della critica. Al ritorno a Milano, entra in lungo periodo di crisi dove non dipinge ma scrive; in questi anni diviene amico di Salvatore Quasimodo il quale lo denominò nel 1965 “pittore dalla tenerezza umana” e aderisce al nuovo movimento di “Corrente” con i giovani Migneco, Sassu, Cassinari. Dal 1940 è nominato per chiara fama titolare della cattedra di “Figura disegnata” presso il Liceo artistico e il suo dipinto “Donna che si veste” vinse il Premio Principe Umberto. Nel 47 vince il premio Modena con “donna che cuce” e nel 50 il premio Suzzara; in questo anno incontra Morandi il quale avrà una notevole influenza sul suo modo di comporre negli anni successivi, dove la geometria definisce lo spazio. Sono anni in cui scopre l’energia del colore disteso, che riesce a costruire una realtà autonoma di forme; nei prossimi quadri “Gente del Sud” e Odalische” ci sono solidità geometrica di Cezanne e Picasso, cromatismo di Matisse, sinuosità di Modigliani, monumentalità di Carrà e Morandi. Nel 1950 diventa titolare della cattedra di “Pittura” presso l’accademia di Belle arti di Brera di Milano. Partecipa successivamente al Premio Bergamo, alla Biennale di Venezia, che gli dedicheranno pareti e sale personali e alla Quadriennale di Roma, dove entrerà a far parte della “Commissione per gli inviti” della VII edizione del 1955. Personali alla Galleria Barbaroux, alla Galleria Genova, alla Galleria Annunciata e Galleria Gianferrari. Nel 59 giunge la prima commissione pubblica con la realizzazione delle venti vetrate nella Basilica di san Domenico a Siena. Gli anni sessanta sono gli anni di glorificazione e riconoscimento; però la sua ricerca non si ferma e staccandosi dalla terra si concentra sui “cieli”, lo spazio, l’Abbandono. Durante tutta la sua vita non dimenticherà mai la sua terra, la sua gente, il suo Sud, perché lui pittore europeo era un uomo del Sud, e dovunque andasse la Puglia era sempre presente in ogni luogo. Muore a Parigi durante un soggiorno per rivedere i luoghi della giovinezza.