DE MARIA NICOLA

 

Nicola De Maria è nato nel 1954 in provincia di Benevento. Cresce a Torino, dove vive e lavora. Si Laurea in Medicina, specializzandosi in Neurologia, ma non intraprende il lavoro da medico, dedicandosi unicamente all’arte. La sua produzione artistica inizia nel 1975, dopo una breve esperienza nella fotografia. Nicola De Maria rimane influenzato dall’arte concettuale, è un artista molto poetico e altamente spirituale. Realizza il suo primo murale a Milano nel 1957, per poi realizzarne un altro per la biennale di Parigi. Negli anni ’80 realizza molte collettive e gli vengono dedicate diverse retrospettive. Nicola De Maria concepisce una pittura astratta ma carica di figure poetiche e liriche, rappresentando paesaggi fiabeschi. Durante gli anni ’90 la spiritualità lo porta ad un tipo di astrazione pura. L’opera di Nicola De Maria è espressione della sua terra, i paesaggi fiabeschi, non rappresentati, impongono al fruitore ad immergersi nel mondo fantastico, lirico e poetico che è la pittura di Nicola De Maria.

L’intensità quasi ossessiva di Nicola De Maria mi apparve in tutta la sua evidenza nella tarda primavera del 1982, quando iniziò a lavorare ad un dipinto murale per Documenta 7, a Kassel. All’epoca era giovane, aveva 28 anni, entusiasta e inquieto. Si assisteva, in quel periodo, all’ascesa della Transavanguardia, di cui Nicola De Maria era considerato il rappresentante torinese. Durante l’istallazione delle opere al Friedericianum, il principale spazio espositivo, la tensione si faceva palpabile. I giovani artisti erano molto preoccupati del punto in cui i loro lavori sarebbero stati collocati e di come fosse quella posizione in confronto a quelle dei loro coetanei. Nicola De Maria tardava a mettere mano al pennello, come se quello strano rallentamento fosse il primo passo della realizzazione del dipinto: trovare la pace necessaria per andare avanti. Quando poi, nei giorni seguenti, vidi la realizzazione del dipinto che aveva del miracoloso, capii quanto fosse stato necessario l’isolamento meditativo. In pratica il processo era organizzato intorno ad un bozzetto, che Nicola appese alla parete, e quindi iniziò a dipingere. Chiese se avrebbe potuto dipingere tutta la notte. Voleva lavorare in totale solitudine nelle fresche sere di maggio, e ricominciare nelle prime ore del giorno. Voleva essere solo per completare il dipinto in segreto, come un antico alchimista. Completare il dipinto significava intensificare i colori fino alla saturazione che andava quasi al di là del possibile. Un’ambizione ostinata, la sua. Ogni mattina ritrovavi il rosso, il blu, il verde, il giallo sempre più intensi, avviati verso relazioni reciproche più intense.

La notte Nicola riusciva a rendere i bordi estremi in una forma lucente, stendendo su di essi, strato dopo strato, un colore più profondo e leggermente più scuro rispetto a quello dell’interno della forma. Così, quando ad esempio, la forma era qualcosa di simile a un aquilone rosso in un area color blu oltremare, il rosso e il blu si sarebbero incontrati nel loro stato più intenso. In questo modo le forme che fluttuavano sulla discesa scura del colore di fondo del dipinto si articolavano in modo secco e lucente, come una luna piena nel cielo notturno, quando l’oscurità immediatamente circostante ad essa appare ancora più scura. Era la fase finale del dipinto: quando le forme vere e proprie iniziarono a perdere la propria identità di forme simili, per esempio e fiori o fiamme. Le forme vennero totalmente assorbite dal proprio colore e il colore divenne niente di meno che un lucore puro e magico. Solo a quel punto il dipinto fu terminato. Nel corso della realizzazione di questo dipinto del 1982 a Kassel, avevo assistito alla straordinaria trasformazione di un atteggiamento spirituale in qualcosa che alla fine diventa puramente fisico: l’ostinazione d’intensificare la luminosità del colore. Il dipinto stesso sembrava un atto di miracolosa transustanziazione. Con Nicola De Maria entriamo nel regno della pura pittura. Non vi è alcun soggetto particolare. Vi sono però aree d’immaginazione, simili ai paesi immaginari delle fiabe, come il Regno dei Fiori: indici di atmosfera e sentimento. E come in queste fiabe vi sono gnomi, elfi e spiriti, così Nicola nel corso degli anni ha collezionato un catalogo di figure che popolano le sue meditazioni pittoriche. Vi sono fiori, stelle, fiamme, foglie e altri oggetti graziosi. Questi costituiscono un piccolo universo e s’incontrano casualmente, prima in disegni e acquarelli, poi in piccoli dipinti, per poi aggregarsi di tanto in tanto negli spazi di un grande dipinto su una parete su una parete dove essi si dissolvono per poi riemergere come punti luminosi di colore intenso.