SCHIFANO MARIO

 

Mario Schifano, il genio eretico della Pop Art italiana, detta Scuola di Piazza del Popolo, nasce in Libia nel 1938. Nel 1960 avviene la sua prima mostra. Celebre la produzione delle opere monocrome, i gigli d’acqua, i campi di pane e le palme. Negli anni Settanta riporta delle immagini televisive su tela emulsionata, isolandole dal loro naturale ritmo narrativo, riproponendole con tocchi di colore. Partecipa a varie edizioni della Biennale di Venezia. È stato tra i primi a usare il computer per creare opere e sperimentare combinazioni tra pittura e altre forme d’arte come, cinema, musica, video, fotografia.  È morto a Roma nel 1988. Schifano è stato considerato uno dei massimi rappresentanti della Neoavanguardia Italiana legata al Nouveau Réalisme e al gusto pop internazionale degli anni Sessanta. Caposcuola nelle esperienze successive, soprattutto in relazione all’utilizzo di soluzioni tecnologiche e di contaminazioni linguistiche con il mondo della televisione, contestatore sovversivo. Un monarca assoluto che osservava-dominava dalla sua torre d’avorio del suo studio costipato di monitor, registratori e macchine fotografiche e, insieme, incapace di sfuggire ai suoi vizi e costretto a un’immobilità forzata e a una dipendenza totale da coloro i quali erano al servizio interessato di questi vizi. È inestricabile il rapporto tra il suo lavoro e il suo vissuto esistenziale. Quella di Schifano è una pittura ‘pura’, anche quando è supportata dal mezzo meccanico. È animata da un’intensa dinamica percettiva e insieme metaforica, che mostra l’esperienza di un’estasi quotidiana, frutto di un’instancabile ricerca. Si riappropria della luce-colore come sostanza dell’opera d’arte, come apertura del suo ‘carattere evidente’ e insieme come allusione al ‘non apparire’. C’è la problematica del non-visibile, del miraggio e della cecità, affrontando la quale Schifano pone in campo la sua opera come messa in forma sistematica di questo ‘non-vedere’ essenziale alla genesi della visione.